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Ricevitori

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Il ricevitore radioastronomico è quel dispositivo che serve a convertire la debole energia elettromagnetica ricevuta dal radiotelescopio in un segnale elettrico rilevabile.
Il ricevitore viene posizionato sul fuoco del radiotelescopio dove viene concentrata tutta l'energia raccolta dagli specchi.
I ricevitori non coprono tutta la banda delle frequenze di funzionamento di un radiotelescopio ed è per questo motivo che su un radiotelescopio ci possono essere molti ricevitori, ad esempio nel caso del Sardinia Radio Telescope (SRT) sono previsti circa venti ricevitori per poter coprire tutta la sua banda di lavoro. I ricevitori effettuano sul segnale diverse operazioni fra le quali quella di amplificazione, filtraggio, conversione in frequenza e calibrazione.

Le parti principali in cui è possibile suddividere un comune ricevitore sono:

Una antenna a tromba corrugata che viene posizionata nel fuoco del radiotelescopio e serve ad adattare il fascio d’antenna, e a raccogliere tutta l'energia raccolta e concentrata dallo specchio sul suo fuoco.

L'amplificatore criogenico che serve appunto ad amplificare il debole segnale ricevuto e per evitare che questi gli aggiunga troppo rumore, l'amplificatore viene raffreddato a temperature molto basse, dell'ordine dei -250° C.

Sistemi di filtri per evitare che nel ricevitore possano entrare dei segnali che nonsono voluti e che servirebbero solo ad aggiungere disturbi alla rivelazione del segnale "buono".

Spesso i segnali da processare si trovano ad una frequenza troppo alta ed è quindi necessario per poterli processare, convertirli a frequenza più basse con l'utilizzo di componenti elettronici denominati mixer. Questa tipologia di ricevitori vengono anche chiamati a supereterodina.

Il segnale ricevuto è incognito e perciò il radiotelescopio con i suoi ricevitori necessita di venire confrontato con un segnale di potenza nota. Per questo motivo si utilizzano nei ricevitori dei componenti elettronici denominati accoppiatori direzionali che hanno appunto lo scopo di poter iniettare nel ricevitore segnali di potenza nota per poterli calibrare.

Una volta che il segnale è stato opportunamente amplificato, filtrato, eventualmente convertito e calibrato, è pronto per essere digitalizzato e successivamente interpretato dagli astronomi per capire quale sorgente celeste lo ha generato e se durante il suo viaggio dallo spazio fino alla Terra ha subito variazioni o ha interagito con altri corpi che ne hanno modificato le caratteristiche originarie.

Nell'immagine: Ricevitore a 7 GHz installato sul radiotelescopio SRT.

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